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“Non è una moda che può trasformarsi in tragedia, è uno sport che può trasformarsi in disciplina olimpionica.”
Brescia, 10 gennaio 2017. Qualche giorno fa si è creato il “caso” dopo la notizia, sui giornali locali bresciani, delle multe a 5 ragazzi per aver attraversato piazza Vittoria in skate. Una sanzione che aveva già raggiunto altri minorenni nel 2016 sotto i portici vicino alla Camera di Commercio, sempre in centro. Un dibattito ciclico e una lente perennemente puntata sulle “mosse” degli skaters.
Il codice della strada vieta effettivamente il transito a mezzi non definiti dal codice come “veicoli” non a motore (la bicicletta lo è, secondo il codice). Ma anche ai calessi coi cavalli. Al rimorchio sulla bici. Ai pattini e alle ciaspole. No?
Lo skate, come la mountain bike o i pattini (o il deltaplano!), non è solo un mezzo di transito: è soprattutto un passatempo, quanto una cultura, uno stile di vita, o uno sport, per una grande fetta di giovani e adulti.
Anche questa volta la situazione sfugge di mano. Si individua il nemico, il terribile e mostruoso “teppista”, che gira la città con le gomme chiodate per distruggere i monumenti e i gradini di tutto il centro storico. Se ne inizia a fare un caso mediatico, con tanto di articoli di un’empatia preoccupante quanto ridicola e con allegate fotografie d’archivio di spaventevoli trick, flip, ollie o qualsivoglia “numero” da skater. C’è il rischio che – come troppo spesso accade – a causa dei toni delle autorità e di certa stampa la gente caschi nella trappola, ci creda davvero, e trasformi la vista di ragazzini che si divertono sulle scale vicino a casa, in potenziali minacce per la propria incolumità.
Non è così. Prima di tutto perchè invece che discutere collettivamente (con il quartiere o con la strada di competenza) di come utilizzare lo spazio urbano perchè venga vissuto in armonia (quindi VISSUTO, senza punire la voglia di vivere la città), si decide di passare direttamente alla sanzione da parte dei detentori del taccuino. In secondo luogo perchè prima di arrivare alla sanzione ci si dovrebbe chiedere se per caso manchino in città dei luoghi o delle strutture pubbliche adeguate alle esigenze di tutte e tutti. A Mompiano, ad esempio, gli intollerabili “teppisti” non utilizzavano le panchine o le teste dei passanti: erano arrivati ad autocostruirsi delle rampe e utilizzarle in una zona abbandonata vicina allo stadio.
Voi ve lo ricordate “Ritorno al Futuro”? Quando Michael J. Fox si muoveva a Hill Valley con lo skate? C’era per caso qualcuno che dalle finestre gli lanciava ortaggi o chiamava la Polizia Locale, o qualche residente allarmato che si preoccupava del “degrado”, della “pericolosità” delle infrastrutture o dei pedoni? Dal film si è poi passati alla realtà, negli anni ’90, fase in cui lo skate ha avuto il picco di diffusione in Italia (non si sa se per “Ritorno al Futuro”). E’ dunque da decine di anni che questo strumento attraversa le strade della nostra città ed è da vent’anni che chi lo utilizza è costretto a sfidare il rischio contravvenzione.
Noi, al contrario dei vigili, di certa stampa e dell’Amministrazione comunale – che potrebbe preoccuparsi di ben altro – crediamo nel potenziale aggregativo dello skateboarding, nella sua piacevole presenza nelle piazze, vissute da giovani e meno giovani, nel suo carattere allo stesso tempo “di strada”, artistico, sportivo ed ecologico. Senza, tra l’altro, che debbano per forza essere create strutture, luoghi o regolamenti che permettano di utilizzarlo.
Più gente in skate, più vita di strada!
Magazzino47 (se sei anche tu uno/a skater colpito/a da misure o semplicemente un solidale che vuole organizzarsi in merito, contattateci via messaggio a questa pagina di fb!)