Solidali e complici con il Rojava e le e gli attivist* di Torino! Nessuna “sorveglianza” per chi lotta contro Daesh e la sua barbarie. Biji Rojava, biji YPG, biji YPJ!
La Procura di Torino ha chiesto la “sorveglianza speciale” – misura che arriva direttamente dal codice fascista Rocco – contro cinque compagne e compagni di Torino, “colpevoli” di essere andati in Siria a portare la propria solidarietà concreta alla lotta di YPG e YPJ, impegnate-i a combattere la barbarie di Daesh, e di avere raccontato con la propria voce la storia dei popoli in rivolta.
Per la Procura Davide Grasso, Jacopo Bindi, Maria Edgarda Marcucci(Eddi), Paolo Pachino e Jak sarebbero quindi “socialmente pericolosi”. Noi abbiamo incontrato più volte, anche a Brescia, molti di questi compagni. Abbiamo sostenuto – come era possibile – la loro lotta e quella di chi, da tutto il mondo, ha raggiunto la Siria del Nord per mettersi al fianco di donne e uomini della rivoluzione confederale, impegnate-i a combattere Daesh e le potenze regionali, per costruire un’altra società: laica, inclusiva, plurale, ecologista e femminista. Un fiore nel deserto del Medio Oriente. Combattere Daesh e lottare per un mondo migliore, in Siria del Nord come in Val di Susa, a Manbji come a Torino, ad Afrin come a Brescia, è l’unica cosa possibile e degna da fare. Mettersi in gioco, in prima persona, è il modo che riconosciamo come nostro per cambiare radicalmente lo stato di cose presenti.
Siamo solidali e complici con Davide, Jacopo, Eddi, Paolo e Jak. Con compagne e compagni che nel resto d’Italia, e del mondo, sono colpiti da procedimenti simili, come è successo ai compagni sardi lo scorso settembre.
Noi siamo Davide, Jacopo, Eddi, Paolo e Jak. E tutti i martiri di YPG e YPJ caduti in questi anni per costruire un mondo più degno e giusto.